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Il folgorante lungometraggio d’esordio di Shinya Tsukamoto è un concentrato di immagini acide ed ermetiche che colpiscono visceralmente.

Gran Premio al Fantafestival di Roma (1989)
" [...] l'esempio irripetibile, e forse allarmante, di un cinema inumano, che ha però qualcosa di non banale da dire sulle angosce e l'immaginario erotico di questa fine del secolo." Il Mereghetti 2011